Che cos’è il Breath Test?
Il Breath Test al lattosio serve per verificare l’eventuale esistenza di un’intolleranza al lattosio, situazione che si verifica quando l’organismo non digerisce completamente lo zucchero che è presente nel latte e nei suoi derivati.
In genere il Breath Test al lattosio può essere utile per chi soffre di disturbi gastrointestinali con flatulenza, meteorismo, diarrea, distensione e crampi addominali che fanno seguito all’assunzione del latte e dei suoi derivati.
Che cos’è l’intolleranza al lattosio?
Si parla di intolleranza al lattosio quando l’organismo non riesce a digerire lo zucchero contenuto nel latte e suoi derivati. Più precisamente, l’intolleranza al lattosio è dovuta a una carenza di lattasi, l’enzima incaricato di permettere l’assorbimento del lattosio dopo averlo scisso in glucosio e galattosio.
Non si tratta di una patologia pericolosa, ma indubbiamente, a seconda del livello di gravità del deficit, può implicare una sintomatologia clinica più o meno debilitante per il Paziente.
Come si svolge il Breath Test al lattosio?
Il Breath Test al lattosio consiste in una raccolta di campioni di aria espirata dal Paziente, a intervalli regolari, in una piccola “sacca di raccolta” prima e dopo l’assunzione (una sola volta) di lattosio, uno specifico zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati, che viene sciolto in acqua.
Breath Test al lattosio
Il Breath Test all’idrogeno dopo somministrazione per via orale di lattosio è un esame semplice, affidabile e non invasivo, utile per la diagnosi di intolleranza al lattosio: per questo è oggi considerato il gold standard.
Il lattosio, zucchero caratteristico del latte e dei latticini, è un disaccaride composto dall’unione dei due monosaccaridi: glucosio e galattosio. Affinché il lattosio possa essere assorbito dai villi intestinali, tale legame dev’essere necessariamente scisso, liberando i due monosaccaridi che vengono poi assorbiti a livello digiuno-ileale (tratti intermedi e finali dell’intestino tenue). Artefice di tale evento è l’enzima lattasi, predisposto appunto alla digestione del lattosio.
Purtroppo, una buona fetta della popolazione italiana (30-40% circa) presenta quantità molto basse di lattasi nel proprio intestino; di conseguenza il lattosio non viene digerito e prosegue il proprio transito intestinale senza essere assorbito. Giunto nel colon, la flora microbica locale lo fermenta con produzione di gas (idrogeno, metano, ed anidride carbonica), dando origine ai tipici fenomeni dell’intolleranza al lattosio (meteorismo, flatulenza, nausea e dolori crampiformi). Parte di questi gas viene riassorbita dalla mucosa del colon, quindi trasportata dal sangue venoso sino agli alveoli polmonari ed eliminata con la respirazione; ecco quindi che rilevando la quantità di idrogeno nell’aria espirata dal Paziente è possibile diagnosticare l’intolleranza al glucosio.
Se ad esempio vengono somministrati 25 grammi di lattosio (12,5 gr. in caso di Pazienti pediatrici), corrispondenti a 400-500 ml di latte, il test viene considerato positivo quando nell’aria espirata, dopo 30-60-90-120-150 e 180 minuti dall’ingestione, si registra un picco di idrogeno superiore rispetto ai valori basali, rilevati attraverso un primo test al momento di arrivo in laboratorio. In base all’ampiezza di tale picco, l’intolleranza al lattosio potrà essere classificata in lieve, grave e moderata, picco che invece non si registra nel soggetto che digerisce senza problemi il lattosio.